Ficha Corrida

07/03/2014

Paraguai

Filed under: Base Militar,CIA,Golpismo,Paraguai — Gilmar Crestani @ 8:13 am
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Na imagem, a realidade do Paraguai vendida pela CIA e distribuída no feicebuque por quem nunca esteve lá.

Paraguai e CIANo Brasil, os mesmos que adulteram imagens de Lula, da ficha falsa da Dilma, divulgam imagens da Haiti como se fosse do Brasil, ou da Líbia e Iraque como se fossem da Venezuela, agora também resolveram defender o Paraguai para atacarem o Brasil. Que a CIA faça isso, é de seu papel, e tem orçamento bilionário pra isso. Agora, quando brasileiros fazem isso, só posso admitir que o complexo de vira-lata continua mais vivo do que nunca.

Só Língua de Trapo explica de forma bem humorada porque o uso, pelos sem noção, da “pujança” Paraguaia para condenarem o Bolsa Família:

Atentado a la zona de paz

Por Emir Sader

El aislamiento político de Estados Unidos en América del Sur tenía su correlato en el aislamiento militar. La base de Manta, en Ecuador, fue desactivada, así que Rafael Correa fue elegido presidente del país. En el paso de la presidencia de Colombia de Uribe a Santos, éste no apeló la decisión del Poder Judicial colombiano en contra de las ocho bases militares de la Operación Colombia, que no fueron así viables.

Cuando los gobiernos de América del Sur constituyeron el Consejo Sudamericano de Defensa, la entonces secretaria de Estado de los Estados Unidos Condoleezza Rice preguntó al entonces ministro de Defensa de Brasil Nelson Jobim cuál sería el lugar de Estados Unidos en ese nuevo órgano y tuvo como respuesta: “Distancia”. En su última reunión, a fines de enero, en La Habana, la Celac, a propuesta del gobierno cubano, decretó a América latina y el Caribe como “zonas de paz”.

Para intentar superar su aislamiento, también en el plan militar corrían rumores, aun durante el gobierno de Fernando Lugo, de que militares norteamericanos estaban instalados en territorio paraguayo, de forma no oficial, sin conocimiento del mismo gobierno de ese país.

Ahora llega la noticia de que el día 24 de febrero de este año, el Comando Sur de EE.UU. instaló un Centro de Operaciones para Emergencias en la ciudad paraguaya de Santa Rosa del Aguaray, en el departamento de San Pedro, al norte de ese país.

El anuncio fue hecho dos días antes por el director de planificación del Comando Sur, George Ballance, después de una reunión con el ministro de Defensa Nacional de Paraguay, Bernardino Soto Estigarribia. El embajador de Estados Unidos y dos diputados del Partido Colorado asistieron a la instalación de la base militar norteamericana.

De esa forma el país del Norte, después del golpe blanco que derrumbó a Fernando Lugo, recibe los dividendos de su nueva estrategia de cambio de gobiernos en América latina, para abrir espacio para la recomposición de sus espacios militares en la región. Mientras, el gobierno de Horacio Cartes cumple su proyecto de volverse el aliado privilegiado de Washington en la región.

La decisión no pasó por ninguna discusión publica ni tampoco por votación en el Parlamento paraguayo. De hecho, la penetración de agentes norteamericanos en el Estado paraguayo nunca dejó de existir, ni siquiera durante los años de gobierno de Lugo. Ya antes de la instalación del centro, la zona se había ido militarizando con la presencia de fuerzas norteamericanas.

Es una zona de grandes luchas campesinas de resistencia al control de las tierras por grandes corporaciones de exportación de soja, además de la presencia en territorio paraguayo del ambicionado reservorio de agua dulce más importante del mundo, el Acuífero Guaraní.

El disfraz de la instalación de la base militar es que se trataría de un centro de operaciones de “emergencia”, buscando pasar la idea de que tenía como función actuar en contra de situaciones de desequilibrio, ecológico o de catástrofes naturales.

Pero el Consejo Sudamericano de Defensa tiene que crear una jurisprudencia respecto de la presencia de tropas extranjeras en territorio de América de Sur, caso contrario la utilización de tropas norteamericanas acantonadas en ese centro podrán generar conflictos, que quedarán fuera de la posibilidad de intermediación de paz del Consejo. Al igual que la decisión de la Celac, se debe imponer una reglamentación que impida que bases militares de potencias externas a la región se instalen en la zona de paz de América latina y el Caribe.

Página/12 :: El mundo :: Atentado a la zona de paz

03/11/2011

EUA & Máfia

Filed under: Base Militar,Cosa Nostra,Democracia made in USA,Máfia,Sicília — Gilmar Crestani @ 8:21 am
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Uma base militar dos EUA na Sicília pediu ajuda à máfia. Natural, usam o mesmo know-how. É conhecida e discutida a razão que levou os EUA a invadir a Europa pela Sicília, durante  a Segunda Guerra Mundial. Não precisaram detonar nenhum tiro. Foram bem recebidos e nunca mais saíram de lá…

Base Usa chiama mafia

In apparenza, un complesso di quattro enormi antenne. In realtà un’opera top secret fortemente voluta da Obama che permetterà di collegare dalla Sicilia tutti i reparti militari americani sparsi nel mondo. Per la realizzazione, a causa del segreto militare, non sono valse le regole contro le infiltrazioni criminali negli appalti. E sull’impianto ha messo le mani proprio un’impresa vicina a Cosa Nostra

la Repubblicadi GIOVANNI TIZIAN
a cura di GIANLUCA DI FEO

IL MUOS DI NISCEMI di GIOVANNI TIZIAN

Un’azienda in odore di Cosa Nostra
nel cantiere dell’antenna americana

Un'azienda in odore di Cosa Nostra nel cantiere dell'antenna americana

In provincia di Caltanissetta è in corso di (segretissima) costruzione la mega struttura che permetterà al Pentagono di collegare tutti i reparti militari in giro per il mondo ed è sotto accusa dal punto di vista ambientale. Per il basamento di cemento armato è al lavoro la Calcestruzzi Piazza, società già comparsa nell’indagine "Mercurio-Atlantide" che non ha ottenuto il certificato antimafia

È la base americana in Italia più contestata degli ultimi anni: il Muos (Mobile User Objective System), la colossale antenna che permetterà al Pentagono di collegarsi con tutti i reparti statunitensi sparsi nel mondo. Sta sorgendo a Niscemi, in provincia di Caltanissetta, nonostante le preoccupazioni della popolazione per i rischi legati alle emissioni elettromagnetiche. Si tratta di un impianto strategico per il futuro delle forze armate di Washington, spinto dall’amministrazione Obama nei colloqui con Silvio Berlusconi e Ignazio La Russa. Un’opera coperta dal segreto militare, per la quale non valgono le regole degli appalti. Ed è questa segretezza che ha permesso l’ingresso nel cantiere a un’azienda finita nel mirino dei magistrati per i rapporti con Cosa Nostra: la Calcestruzzi Piazza, che fornisce il gigantesco basamento di cemento per la mega-installazione.
La Calcestruzzi Piazza è emersa all’indagine "Mercurio-Atlantide" della procura antimafia di Caltanissetta. Negli atti resi noti a fine 2009 l’azienda viene associata al boss niscemese Giancarlo Giugno. I pubblici ministeri nella richiesta di misura cautelare hanno scritto che ci sarebbero "cointeressenze del Giugno nell’attività espletata dal Piazza non a caso, infatti, egli utilizza il plurale nelle richieste che formula al Piazza, per il recupero dei crediti". Vincenzo Piazza, fondatore della ditta,  compare pure nell’indagine "Triskelion": anche in questo caso, viene indicato come vicino al boss Giugno, ritenuto dagli inquirenti il referente di Cosa Nostra a Niscemi, uno dei centri più importanti della provincia nissena. Una cittadina con un ricco mercato agricolo e una presenza mafiosa antica: nel 2004 il Comune è stato sciolto proprio per l’infiltrazione delle cosche. E il nome di Giugno compare persino nell’istruttoria sui telefonini usati per la strage di Capaci: fino al 2003 ha scontato una pena definitiva al carcere duro, poi è stato protagonista di un surreale caso di soggiorno obbligato nelle Marche  -  dove non è riuscito a trovare casa  -  e di un lungo divieto di soggiorno in Sicilia. Da un altro processo è stato poi assolto per un vizio procedurale: un errore nei mandati che autorizzavano le intercettazioni ha fatto annullato una lunga operazione delle forze dell’ordine.
Invece l’imprenditore Vincenzo Piazza non è stato indagato in nessuno dei due procedimenti. Ma i suoi rapporti con Giugno continuano ad essere all’attenzione degli investigatori. Dal 2009, dopo le rivelazioni dei magistrati sui suoi legami con il boss, ha lasciato le cariche rivestite nella società di Calcestruzzi. Al suo posto due donne: la più giovane è socia di Francesco Piazza, figlio di Vincenzo, in un’altra società di costruzioni. Ma al cellulare della Calcestruzzi indicato dalle Pagine Gialle risponde un Piazza.
I lavori per la costruzione del Muos sono iniziati da oltre quattro mesi, da quando la Regione ha dato il via libera ai lavori, bypassando il parere negativo espresso dal Comune che dal 2009 si oppone al progetto. Soltanto a metà settembre, però, la Marina Usa ha deciso – pur non essendone obbligata e su sollecitazione della Regione – di seguire almeno formalmente la prassi italiana. E con i basamenti in calcestruzzo già realizzati, la Us Navy ha aderito al protocollo di legalità, fornendo alla Prefettura l’elenco delle ditte che lavorano al Muos. Tra queste l’impresa di Piazza. E per quest’ultima, secondo quanto è in grado di rivelare l’Espresso, gli investigatori avrebbero espresso parere negativo sulla concessione del certificato antimafia.
Ora spetta alla Prefettura valutare il da farsi. La decisione dell’Us Navy arriva con  mesi di ritardo, quando le opere in cemento della Calcestruzzi sono già avanzate. Solo per i lavori edili all’interno della base, preliminari all’installazione dell’antenna, si parla di 2,7 milioni di euro. Di questi, una fetta è andata anche alla ditta "vicina" al boss Giugno.
I lavori proseguono a ritmi serrati. Il Pentagono aveva programmato l’ingresso in servizio della struttura per il 2010, ma i ritardi nelle autorizzazioni hanno più volte rinviato l’apertura del cantiere: adesso gli americani vogliono chiudere tutto entro il 2014. "Non siamo autorizzati a parlarne", replica il geometra Giuseppe Leonardi della Lageco di Catania, che insieme alla Gemmo di Vicenza costituiscono il Consorzio Team Muos Niscemi. Entrambe già in affari con la Marina americana: proprio la Lageco ha terminato da poco i lavori di bonifica per uno sversamento di gasolio nei terreni nella vecchia centrale trasmissioni dell’Us Navy, creata negli anni Novanta per le comunicazioni degli aerei di Sigonella.
Entrambe le strutture statunitensi sorgono in una riserva naturale. Oggi il nuovo cantiere ha creato una collina a doppia faccia: il lato esterno ricco e verde di vegetazione; quello interno alla base, dove si lavora per l’istallazione, sfregiato e sbancato dalle ruspe, trasformato in un agglomerato di terra marrone. Uno scempio, secondo sindaco, movimenti e cittadini "No Muos", che hanno manifestato in piazza sabato 29 ottobre. "Il nostro territorio non può essere svenduto né alla mafia né agli americani", protesta il sindaco Giovanni Di Martino. Il primo cittadino  non si arrende. E dopo essersi rivolto invano al Tar per fermare la nuova base, adesso vuole proseguire la sua battaglia davanti al Consiglio di Stato.

Un’azienda in odore di Cosa Nostra nel cantiere dell’antenna americana – Inchieste – la Repubblica

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